02 Mag 2012

Riceviamo e pubblichiamo la lettera di un grafico a confronto con il mondo del lavoro

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Il posto fisso non lo voglio. MA.

Marko Nero

Passeggio sulla linea dei 30 anni come un equilibrista senza rete. Faccio il grafico, e seppure nella testa si propongano a spallate idee di fuga tra le montagne a curare animali e ritorni alle origini nel mio Salento, magari a incidere chiglie di gozzi, il mio lavoro mi piace.

Nella mia famiglia “il mattone” è sempre stata l’entità fondamentale della solidità, quindi appena sono riuscito a stabilizzare la mia situazione lavorativa, il passo che mi ha portato nell’età adulta è stato accendere un mutuo e comprare casa. Risparmio le peripezie in banca per farselo concedere. Le conosciamo tutti molto bene. Il motivo? “Lei non ha un contratto a tempo indeterminato”.

Bene, io non lo voglio un contratto a tempo indeterminato. Non voglio chiedere il permesso per andare a fare delle commissioni a metà mattina, non voglio decidere dove, quando e con chi andare in ferie sulla base di necessità altrui, voglio prendere il caffè con calma e leggere i giornali al mattino senza l’ansia di essere in ritardo.
E soprattutto.
Non voglio che il valore del mio lavoro sia quantificato in base a un costo orario.
Faccio il grafico, il mio posto di lavoro sono le idee, la mia scrivania è la ricerca, il mio strumento la creatività.

Non lo voglio un posto fisso, ma non voglio nemmeno vivere con l’angoscia. E non parlo dell’angoscia del co.co.pro. che finisce; non sono ipocrita con me stesso ne’ falsamente modesto con gli altri: sono abbastanza bravo a fare il mio lavoro.
Parlo dell’angoscia che si prova nella giungla delle carte bollate.

Posso avere due contratti a progetto assieme? Quanto ho fatturato con le occasionali? Quanto sono vicino ai 5.000 euro? Ce la farei con il volume di clienti che ho a non perderci con la Partita IVA (non parlo solo delle tasse, ma anche dei soldi da dare al commercialista)? Perché questo lavoro posso considerarlo cessione di diritto d’autore e quest’altro no? Fa cumulo con le prestazioni occasionali? Perché non fare dei lavori in nero? Perché sono uno di quelli che pretende che le tasse le paghino tutti, e quindi io per primo.

Se devo trovare clienti e migliorare il mio stile, non ho neuroni da dedicare a questa roba.

Sono stufo di labirinti e scorciatoie!
Voglio una sola forma di tassazione, con aliquote percentuali in base a scaglioni di guadagno. Voglio pagare il giusto ed avere una giusta pensione, voglio sapere in maniera chiara e definitiva che cosa sto pagando quando vedo -30% sul compenso che pattuisco con il cliente.

Mi interessa fino a un certo punto la discussione sulle tutele di chi ha un contratto a tempo indeterminato. Le battaglie per gli ideali nella mia testa hanno uno spazio che finisce quando si scontra con quello dedicato alla qualità della vita (parlo di serenità, non del televisore al plasma, che non ho e non mi interessa avere).
Sono un brutta persona un po’ egoista? Pazienza.

Voglio chiarezza, e se questa chiarezza ci fosse, scommetto un Logo che le persone alla ricerca del contratto a tempo indeterminato si ridurrebbero drasticamente.

(Marko twitta qui )

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